La storia

I vangeli apocrifi e Sant’Anna

Nel Nuovo Testamento e, in genere, nei testi sacri cosiddetti “canonici” non vi è traccia di Sant’Anna e San Gioacchino, quali genitori di Maria, Madre di Gesù. Tutto quello che si sa di loro è stato tratto, con dovizia di particolari, dai Vangeli apocrifi. Si tratta di quei testi che, per la loro incerta attribuzione ed ispirazione, erano esclusi dalle prime comunità cristiane dalla liturgia e, successivamente, dal canone della Bibbia cristiano (pertanto il termine apocrifo== nascosto, privato, riservato a pochi non è da intendere in senso dispregiativo). Tuttavia <<…gli apocrifi sono andati a colmare aspetti delle vicende narrate nelle Sacre Scritture che, nel testo “ufficiale”, sono taciute o vagamente riportate. In quest’ottica, la Chiesa, che spesso e volentieri si trova nelle condizioni di dovere tradurre in immagini gli episodi biblici o evangelici, ha ampiamento favorito l’uso di questi testi ad integrazione delle vaghe descrizioni tramandate dalle Sacre Scritture>>.

Per le vicende legate alla storia di Sant’Anna ha fatto ricordo al Protovangelo di Giacomo ( II secolo ), giunto a noi nel “Papiro Bodmer 5” del IV secolo, al Vangelo dello pseudo-Matteo(VI secolo), al Vangelo dell’Infanzia armeno (V secolo) ed al Libro sulla Natività di Maria (VI secolo). Per la ricchezza di particolari che si ritrovano nei racconti e per la grande freschezza e chiarezza espositiva, il Proto Evangelium Javobi, attribuito all’apostolo Giacomo il Minore, ha rappresentato il modello di numerose altre composizioni del genere. A ben ragione, viene considerato il più importante nel gruppo dei Vangeli apocrifi, che descrivono la Natività e l’Infanzia della Vergine, e si colloca tra i più antichi documenti cristiani, costituendo un testo extracanonico più che un vero apocrifo, visto che tacitamente la Chiesa ha recepito da esso molti particolari della vita di Maria.

La biografia di Sant’Anna, pertanto, trae origine proprio dal contenuto del Protovangelo di Giacomo, le cui storie possono ritendersi la fonte ispirativa per altri testi letterari e per le arti figurative, soprattutto tra medioevo e Rinascimento. È probabile che le narrazioni derivino sia dall’antica tradizione orale che da vicende già descritte nella Bibbia. Nel Vecchio Testamento, infatti, si racconta (I Samuele, 1) che Anna, madre del profeta Samuele, afflitta anche lei dalla sterilità, visse una storia simile a quella di Sant’Anna nel Protovangelo di Giacomo. Una vicenda analoga fu vissuta anche da Sara, madre di Isacco (Genesi, 18, 1-19) e da Sant’Elisabetta, madre di San Giovanni Battista (Luca, 1, 36-37) La sofferenza provata da Anna e Gioacchino, a causa della loro sterilità, oggi può sembrare eccessiva, se non rapportata alla mentalità del tempo, quando la donna ebraica percepiva la sua infecondità quasi come una menomazione fisica e morale. Tra l’altro, una casa senza prole era, allora, considerata indegna della benevolenza di Dio.

La Chiesa, comunque, ritenne immaginari tali riporti su Sant’Anna e, tuttavia, finì per accettarli tacitamente, considerando autentici e in sintonia con la tradizione alcuni fatti narrati negli scritti, al punto da influenzare la devozione e la liturgia. Del resto, tali racconti si radicarono nel pensiero religioso popolare, creando una sorta di mito introno alla famiglia della Madonna e, di ciò non si poteva non tenere conto.

Nel 1723, infine, i barnabita Gabriele Maria Galvez de Valenzuela pubblicò a Roma, nella Stamperia di Antonio de Rossi, il volume intitolato Vita di S.Anna, in cui raccolse gli episodi della vita di Sant’Anna noti in tutta la Cristianità, estrapolati oltre che dai Vangeli apocrifi, anche da altri documenti, racconti, scritti e dalla tradizione orale. Il libro riprende, probabilmente, notizie tratte dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Voragine (1230-1298) che, a sua volta, l’aveva tratta dal Vangelo apocrifo di Giacomo. Ma la devozione per Sant’Anna si diffuse, oltre che per le opere letterarie degli autori cristiani, anche a seguito delle numerose reliquie portate dai Crociati di ritorno dalla Terra Santa.

La prima manifestazione del culto risale al tempo di Giustiniano, che fece costruire verso il 550 a Costantinopoli una chiesa in onore di Sant’Anna. La sua immagine, in Occidente, risalta, a Roma, tra i mosaici dell’arco trionfale di Santa Maria Maggiore (V secolo) e tra gli affreschi di Santa Maria Antiqua (VII secolo), anche se l’affermazione del culto fu graduale e più tarda che in Oriente. Verso il X secolo il culto cominciò a radicarsi tra i fedeli, soprattutto a Napoli, e poi man mano si estese ad altre località, fino a raggiungere la massima diffusione nel XV secolo, tanto che Papa Gregorio XIII decise nel 1584 di inserire la celebrazione di Sant’Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa. >Gioacchino fu lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli e poi inserito nelle celebrazioni in data diversa. Anna viene ricordata il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, mentre Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi dal 1788 alla domenica dell’ottava dell’Assunta. Dal 1913 si stabilì il 16 agosto, fino a che il nuovo calendario liturgico lo ricongiunse alla sua consorte il 26 luglio.

Miracoli, patronati e dedicazioni

Nel XVI secolo il culto di Sant’Anna era già molto diffuso in Occidente e la sua venerazione derivava dai miracoli che le si ascrivevano. Alla Santa fu, infatti, attribuita l’intercessione miracolosa per allontanare la peste dalla città di Dijon (Francia) nel 1531, per proteggere Duren (Germania) dall’assedio dell’esercito calvinista nel 1643, per salvare Napoli dal terremoto del 1805. In varie località europee si diffuse, inoltre, la pratica di attribuire una sorta di miracolosità a determinate acque, dette di Sant’Anna, per curare la febbre degli oppressi. Il precedente dell’acqua scaturisce dalla vicinanza dell’antica casa di Anna a Gerusalemme (dove nacque Maria) con la piscina probatica, la Betzatà, dove oggi sorge la Basilica di Sant’Anna. Anche in Italia, più di una località vanta fonti con “Acqua di Sant’Anna”. La più famosa è Vinadio (CN), con le sue acque termali a 2.035 metri di altitudine, vicino al Santuario di Sant’Anna (il più alto d’Europa). Si racconta che proprio nei pressi del Santuario apparve Sant’Anna alla pastorella Anna Bagnis e che qui si sia curata Jolanda di Valois, figlia de re di Francia Carlo VII-

In onore della Santa Madre di Maria sorsero, nel corso dei secoli, chiese e cappelle erette da nobili e potenti famiglie, nonché edicole votive e piccole cappellette per la devozione della gente comune. Anche le stampe oleografiche e le immaginette sacre con l’effigie di sant’Anna stimolavano alla preghiera, visto che sul retro erano riportate orazioni e invocazioni rivolte alla Santa e a San Gioacchino.