Vangelo del giorno – 28 luglio 2018

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,24-30

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

Meditazione

La parabola della zizzania e del buon grano ricorda come la croce sia il segno e l’autenticazione di una vita vissuta secondo il comandamento dell’amore. Esso, infatti, lascia sempre libero colui che ascolta e che in caso di rifiuto si dichiara disponibile a sopportarne le conseguenze, il fatto cioè che l’altro possa, scelga e voglia comportarsi da nemico e non da avversario. L’avversario, infatti, non desidera necessariamente l’annientamento di colui cui si oppone. Tale annientamento, invece, è quanto perseguito dal nemico. La compresenza di zizzania e grano buono, quindi, non è segno di un fallimento, di qualcosa che non va, di qualcosa da rivedere: il fatto che non tutto l’Israele di allora accogliesse Gesù poteva far pensare a queste dimensioni; e poteva tradursi in una domanda, implicita o esplicita poco importa, rivolta allo stesso Gesù: perché non cambi? Una situazione del genere si era già verificata, quando il Signore aveva annunciato la sua passione: in quell’occasione è Pietro a farsi avanti, venendo però aspramente rimproverato da Gesù. Non si può cambiare la logica della misericordia che anima il regno di Dio; non si possono cambiare le esigenze definitive del comandamento dell’amore: è invece necessario rimanere fedelmente in esse, lasciando che la zizzania sia colei che pone la croce sul buon grano. La zizzania perciò, in quanto simbolo di tutto ciò che si oppone al regno di Dio, è il paradossale segno della sua vicinanza: proprio perché è vicino, il regno di Dio smaschera i suoi avversari e fissa un termine alla loro opera di mimetizzazione e falsificazione. Sarà Dio, nei tempi e momenti da lui solo conosciuti, a riconoscere il buon grano e porlo nei granai, e a togliere dalla faccia della terra ogni forma di zizzania e di morte, che, come dice il profeta Geremìa, aveva confidato nella falsità.